martedì 2 dicembre 2014

Alexis, o il trattato della noia vana


Ommioddiochepalle.
Ecco l'elaborato giudizio critico che posso dare alla Youcenar di 26 anni.
Mi sento quasi sacrilega a scriverlo, eppure lo sospettavo.
Intendiamoci: le do atto di aver scritto questo libro a 26 anni. Anche se a 26 anni non si è bambini (e nel 1929 ancor meno che nel 2002), è comprensibile che si tenda ad essere più pesanti che a 36.
Forse è che si vuole essere presi sul serio, forse non sono ancora stati del tutto superati i drammi assoluti e privi di autoironia dell'adolescenza.
Fatto sta che anch'io sottovalutavo la leggerezza a quell'età. O semplicemente mi interessava scrivere di altro, senza dar sfogo a quella vena divertita che è stata la mia salvezza. O forse ancora non ero così felice da voler ridere anche quando scrivevo.
Fatto sta che le cose che io scrivevo a 26 anni posso rileggerle per affetto e per nostalgia (o anche solo per raccapriccio), mentre quello che la Yourcenar scriveva a 26 anni non mi vale proprio la pena di rileggerlo.
L'ho abbandonato. Cosa che secondo me avrebbe fatto anche l'ipotetica Monique, che si vede arrivare un plico di 150 pagine scritto da uno che sostiene di non amare la scrittura.
Io l'ho ricevuta una lettera in cui mi si spiegava qualcosa del genere. Mi ha fatto male, ma almeno non sono morta di noia. Se fosse stata più lunga, mi sarei sentita cornuta e mazziata.
E tanto basti per il povero Alexis.

Nell'edizione francese che sto usando, come in molte altre di varie lingue, Alexis è seguito da Le Coup de Grace.
Ecco, mi chiedo il perché di questa scelta editoriale: si tratta di due opere diversissime, scritte a 10 anni di distanza l'una dall'altra. L'uno è una lunga lagna autobiografica, mentre l'altro è una vera e propria opera di narrativa. E se non bastasse, il secondo è molto più attraente e avvincente del primo.

Bello nonostante i quarant'anni, pietrificato in una specie di dura giovinezza, Eric von Lhomond doveva ai suoi antenati francesi, al padre prussiano e alla madre baltica, la sua alta statura, il profilo stretto, i pallidi occhi azzurri, l'arroganza dei rari sorrisi e quello sbattere di tacchi che gli era ormai vietato dalla frattura al piede e dalle bende.

Ditemi che non vi viene voglia di sapere che cosa ha fatto.
Anche se non siete più adolescenti infatuate dei belli e dannati.

Nessun commento:

Posta un commento