giovedì 1 ottobre 2009

Costi e benefici

Chi mi conosce lo sa: anche se dico peste e corna del lavoro di imprenditore (nel senso che le soddisfazioni troppo raramente compensano i sacrifici), io sarei continuamente tentata dall'idea di mettermi in proprio, esplorare il mercato alla ricerca di occasioni, cercare e ideare progetti seguendo le mie intuizioni. Per fortuna mi trattiene il lato economico: prosaicamente, non ho il sedere abbastanza parato.
Ammiro le persone che hanno il coraggio di buttarsi, soprattutto le donne, ma spesso mi chiedo se ne valga la pena. Non in tutti i casi (a volte l'imprenditoria è l'unico modo per conciliare maternità e lavoro in modo dignitoso). Ma in alcuni sì.
Vi faccio un esempio. Il nido di Ettore (ex di Amelia) è gestito da una famiglia di due persone con tre figli di 15, 13 e 4 anni. Questa famiglia abita nello stesso cortile del nido: praticamente si trattava di una specie di cascinetta e il nido è stato ricavato al piano terra del fienile. Oltre al nido, gestiscono anche una associazione di arti marziali, nella quale lui insegna (è campione del mondo di non so quale disciplina e vicecampione in un'altra). L'associazione è la stessa per cui io ho insegnato danza (ora non più, ché mi sono un po' sfracellata un ginocchio) e accoglie anche altre discipline: step e aerobica, tai-chi, yoga. Il risultato è che il marito lavora anche tutte le sere, in sede o presso altre palestre, e comunque lo stabile del nido è occupato tutte le sere. La moglie, oltre a frequentare uno o più corsi dell'associazione, è arbitro di gara sempre nel settore delle arti marziali. Nel weekend organizzano presso il nido feste per bambini. Ora hanno aperto un altro nido in un altro paese, ad almeno mezz'ora da casa (per stradine di campagna - non vi dico quando c'è la nebbia), e immagino che anche lì ci siano attività serali e collaterali.
Sono persone di successo, che si fanno un culo così dalla mattina alla sera. Il fatto è che non mi sembra che ne valga poi tanto la pena.
Lasciamo da parte il fatto di non avere tempo (a momenti neanche per fare l'essenziale, figurarsi quello libero): so per esperienza che ci sono persone che godono nel lavorare e se ne fregano del tempo libero.
Quello che non capisco è come possano accettare di non avere tempo da dedicare ai figli. I più grandi sono in una fase delicata (e quello di 15 anni ha già preso le sue belle derive), mentre il piccolo è in grossa crisi (l'anno scorso ha avuto problemi con l'inserimento alla materna fino alla fine dell'anno). Non credo che ci siano grandi problemi di fondo: penso solo che si siano accorti che i genitori non hanno tempo per loro.
E qui mi chiedo: OK che stai lavorando anche per dar loro una stabilità economica e tutto il resto, ma che cosa ti resterà se, mentre tu eri impegnato a lavorare, i tuoi figli sono diventati degli estranei?
Attenzione: non è un discorso contro i genitori che lavorano, ma contro quelli che lavorano troppo. Padri e madri, perché è ora di finirla di giustificare i padri che lavorano fino a tardi e anche nel weekend: vorrei vedere, se i ruoli fossero invertiti, come si scatenerebbe l'opinione di coloro che si ritengono in diritto di giudicare.
Per carità, io stessa ho amiche con mariti part-time. Io non lo accetterei, loro invece hanno trovato un equilibrio e sono contenta per loro. Ma si tratta di persone che compensano l'assenza dei mariti con la propria presenza, che non sentono l'esigenza di realizzarsi a loro volta con un lavoro così impegnativo.
Io stessa dico spesso che non mi dispiacerebbe tornare ai ritmi e alla passione dei primi tempi in cui lavoravo. Purché lo stipendio sia adeguatamente alto da permettere a mio marito di stare a casa e occuparsi dei bambini (e lo farebbe, oh, se lo farebbe: già lo vedo a inventarsi laboratori di ceramica e caseificazione, e magari guadagnarci pure un pochino).
Ma poi, vi dico la verità: quando alla sera facciamo il gioco del "qual è la cosa più bella che hai fatto oggi?", a me nel 90% dei casi viene in mente qualcosa che ho fatto con i miei figli.
Per esempio: lunedì, dopo il lavoro, sono andata a trovare un'amica che non vedevo da un po' e sono andata alla prima lezione di danza per vedere se ce la facevo nonostante il ginocchio. Sono tornata a casa e ho trovato Ettore che mi aspettava con la porta aperta, perché lui e Luca (Amelia era da mia mamma) avevano sentito la mia macchina e mi avevano aperto.
Ve lo devo dire qual è stato il momento più bello della mia giornata?

9 commenti:

  1. mamma mia. Mai post capitò più a fagiolo. Se ti dico che 1 minuto prima ho cercato su google: "costi per aprire e mantenere una p.iva" mi credi?

    la questione però oggi, per me, è esattamente all'opposto. Se continuo con il lavoro fisso a orari fissi e, per forza, full time i miei "momenti più belli della giornata" divnteranno risicatissimi.............

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  2. credo dipenda da come si intende la maternita. io lo vedo con la mia cognata che anche se si puo permettere di stare a casa (premetto i figli sono a scuola dalle 8 alle 17, e poi hanno anche danza, equitazione, scherma e buoto), fa di tutto a non esserci neanche nel accompagnarli ne a riprenderli da scuola e sta valutando un lavoro che la porterebbe a fare consulenza in tutta l'italia con 2 giorni su 5 fuori la citta della residenza. e come lei ne conosco altre, magari meno "scandalose" ma sempre assenti per scelta.
    ves

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  3. Ciao! Leggo questo post nel periodo giusto. Proprio ieri parlavo a mio marito raccontando di una mamma che da quando ha i figli lavora per girare lo stipendio alla babysiter perchè, per quanto le bambine siano a scuola dalle 8 alle 16 devono pararsi per i periodi di malattia o di vacanza. Mi chiedo, visto che la più grande ha appena 6 anni. Per quanto tempo dovrà ancora devolvere il suo stipendio alla tata straniera che a mala pensa parla italiano? Ne varrà davvero la pena? Un giorno, quando lei avrà più tempo e le figlie invece non la vorranno più tra i piedi, non si pentirà di essere stata assente e di essersi persa i "momenti più belli della sua giornata?". Io sono a casa tutto il giorno, non ho aiuti e, da quest'anno, sto cercando di trovare una fonte di guadagno per me stessa e per la mia famiglia. Ci sono momenti in cui sono stufa di essere mamma a tempo pieno e vorrei più tempo per me. Ma sono convinta che mai mi pentirò di essermi goduta in toto i primi anni della vita delle mie figlie.

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  4. Come sempre, è una questione di equilibrio, personale e familiare. Anch'io penso che non valga la pena di devolvere un intero stipendio a una tata o a un asilo per sempre, ma per un periodo magari sì: se esci dal mondo del lavoro, rientrarci è davvero difficile. Penso anche che, se qualcuno deve stare a casa con i bambini, non debba essere automatico che quel qualcuno sia la mamma: un conto è il mio caso ora (ho dei diritti ma mio marito no), ma prima, quando ero precaria, ci alternavamo perché non pesasse sul lavoro di nessuno dei due (tre con mia mamma). Non mi piacciono le mamme che sbolognano i figli a destra e a manca, ma non amo neanche quelle che si sono suturate il figlio addosso. Insomma, un po' di buonsenso non guasta mai :-)

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  5. Purtroppo il problema con la partita IVA è che se lo fai per arrotondare un altro stipendio, può essere un modo per conciliare, se è la tua unica fonte di guadagno, se, come dici tu, non si ha il culo altrimenti parato, è quasi impossibile non farsi risucchiare dalla sindrome dell'"ogni lasciata è persa".
    Va male un anno (per esempio ti sfasci un ginocchio...) e la banca si ciuccia asilo, palestra, cascina e tutto...

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  6. Sì, la sindrome la conosco: è la stessa che prende me per le timbrature, figurati se fossi una libera professionista.
    Quello che non mi torna in questo particolare caso (e in altri simili) sono 2 cose:
    - un altro nido significa altre entrate, ma anche tante e tante spese, oltre a un'immensa fatica in più: non mi sembra che ne valga la pena
    - nell'ultimo anno tuo marito ha avuto un'esplosione di allergia da ospedale, tu stessa sei finita al PS per episodi di eccessivo stress (attacchi di panico, problemi di pressione e cervicale tanto gravi da temere che fossero sintomi di infarto, ecc.): rischi veramente che l'eccessiva fatica ti faccia chiudere baracca e burattini. Non è un po' assurdo?
    Poi, ripeto, sono io la prima a rendermi conto che spesso certi sacrifici sono necessari, ma quando esageri rischi di mandare in vacca tutto ciò per cui hai fatto sacrifici!

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  7. Sono molto d'accordo con quello che scrivi. Secondo me il problema è anche che continuano a propinarci l'idea che la "qualità" del tempo passato con i figli sia sempre e comunque più importante della "quantità". Vero, ma fino a un certo punto...Vorrei vedere quale datore di lavoro sarebbe d'accordo se gli proponessimo una giornata lavorativa di 2 ore, ma a stipendio pieno, rifilandogli la stessa lezioncina...
    Valentina

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  8. Io credo che dietro la razionale intenzione di guadagnare di più e gettare solide basi per il futuro ci sia anche una sorta di desiderio di fuga del genitore. E' un cane che si morde la coda: i figli pongono problemi perché i genitori hanno poco tempo, i genitori tendono ad impegnare il tempo per evadere da una difficoltà a cui non sanno trovare uscita. O almeno, così ho visto accadere in altre situazioni.

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  9. Ho aperto da poco una partita iva. Il grosso problema sono i 3700 euro all'anno che devi dare all'Inps, sia che guadagni o no. Il primo anno, lo dicono tutti, vai sicuramente in perdita, se pareggi sei brava. I costi d'avviamento sono bassissimi se ti arrangi un po' da sola per gli uffici, ma poi ci sono i costi dell'affitto, delle bollette, del commercialista... Io ho un e-commerce per cui ho solo il costo di un commercialista, sono riuscita a trovare in rete tantissime risorse gratuite, dai biglietti da visita ai programmi di contabilità. Anche se fai il libero professionista i costi sono ridotti, rispetto ad esempio un commerciante con negozio. C'è una legge, uscita da un paio d'anni, che è molto favorevole per i cosiddetti "contribuenti minimi": no gestione iva, no studi di settore, no tenuta libri contabili. Il pro è che mi gestisco gli orari come voglio, riesco ad avere tanto tempo per seguire mio figlio, dai problemi pratici ai dubbi esistenziali, e ti dirò che questo non ha prezzo. Non ho mai creduto al "tempo di qualità".
    Riconosco tuttavia che l'altra entrata in famiglia deve essere sicura, altrimenti rischi davvero. Una buona idea può essere quella di fare una prova prendendo un'aspettativa dal lavoro, così tieni il piede in due staffe.
    Se hai bisogno di altre notizie, chiedi pure!
    Ciao

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