venerdì 14 agosto 2009

Meritocrazia del successo

Recentemente, anche grazie a Viola e ad alcuni scambi di opinioni molto fruttuosi, sono tornata a riflettere su un tema che, come storica dell'arte e danzatrice dilettante, mi si è riproposto ennemila volte: c'è qualcosa di sbagliato nel voler piacere a tanti?
Esempio concreto: Michelangelo piace a tanti, è sempre piaciuto a tanti. Questo l'ha reso un artista meno grande o innovativo?
Altro esempio concreto: l'"Inno alla Gioia" è diventato una roba da suonerie, piace oggi come 200 anni fa. Ma Beethoven era una specie di Laura Pausini dei suoi tempi? Con tutto il rispetto per la Pausini e i suoi fan, Beethoven era qualcosina di più.

Perché faccio queste riflessioni? Perché Viola vuole piacere a tanti. Vuole essere un prodotto popolare, laddove "popolare" significa "che piace al popolo, alla gente".
Ora, è vero che esiste il popolo bue che guarda in TV programmi inguardabili e legge libri e fumetti impubblicabili. Ma io credo che lo faccia anche e soprattutto per fame.
Esempio: mia madre ama la letteratura thriller - gialla - avventura - ecc., praticamente tutta la letteratura di genere tranne l'horror e il rosa. Legge Jeffrey Deaver, la Gimenez-Bartlett, la Vargas, il vecchio Ludlum, Follett, Wilbur Smith, eccetera. Ma, se lo trova in libreria a un prezzo basso o glielo passano, legge anche Buticchi e il nuovo Ludlum.
Altro esempio: a me piacciono le serie TV ben fatte, serie, ben recitate. Ma, nelle serate vuote, mi sono sparata diverse puntate di Elisa di Rivombrosa o Carabinieri o Distretto di Polizia, senza per questo considerarle capolavori.
Oppure: nella mia fame di libri e prodotti sui vampiri, ho letto cose belle e popolari, come Dampyr, ma anche trovato prodotti scadenti, come il ciclo di Delany o la serie di Buffy.

Sinceramente, nel mondo del fumetto, a volte mi chiedo come facciano (o abbiano fatto) a sopravvivere serie come Amanda o Lazarus Ledd: chi le compra, con tutte le altre serie interessanti che ci sono in edicola? E capisco che chi fa fumetti innovativi vorrebbe che certe vecchie glorie facessero spazio a roba più nuova.
Però ci sono anche molti prodotti di qualità, popolari ma non necessariamente fatti senz'anima: Dago (almeno i primi anni), Dampyr, Nathan Never, le miniserie di Luca Enoch, Demian... Su Dylan Dog non mi pronuncio, non l'ho mai conosciuto troppo bene. Anche se si tratta di personaggi "antichi", apprezzo Tex e Diabolik.
Viceversa, tra coloro che fanno cose "d'autore" ci sono anche (e sottolineo ANCHE, non SOLO) cialtroni pazzeschi che credono di essere artisti solo perché hanno i soldi per mettere in piedi uno spettacolo o un libro. Nel mondo dell'editoria, non ne conosco personalmente. Ne conosco nel mondo della danza, perché la mia prima maestra è di questa razza: se confronto i suoi pretenziosi spettacoli a quelli della mia attuale maestra, anche quelli estemporanei, c'è un abisso di qualità e di profondità di emozioni.
Ma ecco il busillis: la mia attuale maestra, la Pedretti per intenderci, è commerciale o autoriale? Lei e le sue socie si esibivano nei locali, certo, e ogni tanto lo fanno ancora. Addirittura si sono esibite per la strada in un festival di buskers, a Castellarquato, con percussionista e famiglia al seguito. Oppure la "colpa" di essere commerciale deriva dal fatto di essersi esibita nei festival di danza di tutta Europa e oltre?
Oppure, caso editoriale: ho recentemente letto "Cacciatori nelle tenebre" dei fratelli Carofiglio (altri fratelli, si vede che porta fortuna!). Io l'ho trovato bello, ben fatto, e vorrei leggerne altri. Nei blog e nei forum di amanti dei fumetti, invece, ho trovato critiche a priori, parole di disprezzo e di dileggio nei confronti di due "dilettanti" che hanno osato cimentarsi con le sacre nuvolette, il tutto velatamente condito dal solito "il prodotto è scadente, altrimenti non avrebbe tanto successo". Ovviamente, accecati dall'invidia, molti non hanno pensato neppure per un attimo che il prodotto dei Carofiglio abbia avuto successo perché è bello e ben fatto.

In definitiva, sono un po' stanca di questa diatriba: ci sono sicuramente corsie preferenziali per certi "autori" (altrimenti non si spiegherebbe come certa gente possa pubblicare libri illeggibili), ma non credo che necessariamente chi ha successo sia scadente. Soprattutto, penso che il successo spesso sia un misto di bravura tout court e capacità di intessere rapporti umani proficui.
Di quest'ultimo elemento mi sono resa conto da poco tempo e sto cercando di migliorare queste mie capacità, di non vergognarmi di "usare" i miei contatti, di considerare le pubbliche relazioni come parte integrante della produzione di Viola.
E speriamo che la fortuna ci assista.

2 commenti:

  1. sai, proprio di questi giorni facevo una simile riflessione anche io (l'ho messa in post, se ti va di leggerla, qua: http://www.orkaloca.com/orcinusorca/post/La-sfiga-dei-newbie.aspx)
    La mia riflessione riguarda più che altro il fatto che si dia per scontato che un esordiente non possa fare nulla di buono, mentre uno con anni sul groppone faccia solo cose buone.
    Quando sappiamo bene che ci sono allievi che superano i maestri, che ci sono esordienti portati che raggiungono i maestri in pochi mesi, e maestri che badano solo al lato commerciale e non fanno granchè.

    Nel mio caso la riflessione nasce dal mondo del patchwork e delle attività di questo tipo, ma lo stesso ho visto anche io nel mondo, che ho appena sfiorato, della danza del ventre. La capo-maestra se la tirava un sacco e non era poi sto granchè di ballerina, mentre la sua allieva, che dopo solo due anni gia insegnava, era proprio uno spettacolo da vedere.
    Ma il nome pubblicitario l'ha la SuperMaestra, non l'allieva più brava, ovviamente.

    Va a finire che il merito vero non viene riconosciuto, solo l'anzianità.
    E' triste ma da noi funziona così.
    Non so se all'estero sia meglio, per il quilting credo di si, ma credo anche per l'editoria.
    Quanti giovani talenti in ogni campo non vengono minimamente calcolati qui, mentre all'estero trovano pubblicazione pressochè immediata! (ho visto ad esempio una intervista a un giovane ingegnere esperto di robotica che in italia non trovava nessuno che pubblicasse il suo lavoro, mentre all'estero si)

    Ti lascio un abbraccio.

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  2. Mi auguro che questa assenza prolungata dai tuoi blog sia foriera di buone nuove per quanto riguarda Viola....facci sapere! Un abbraccio, Daniela

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