martedì 12 maggio 2009

Dalla parte dei bambini

Premetto che, come si può evincere dai miei blog, non sono la madre ideale né aspiro ad esserlo. Non godo incondizionatamente della vicinanza dei miei figli, non li vedo sempre sotto una luce positiva, non vado sempre a cercare le loro motivazioni recondite. Penso che una famiglia sotto sotto sia come tutti gli altri gruppi umani: un'aggregazione spontanea che si basa su equilibri di potere, per quanto ci si possa volere bene. Apprezzo le intenzioni pedagogiche della Montessori e di Steiner, ma penso che, quando un bambino cerca il conflitto, sia meglio affrontarlo (con una gradazione di "violenza" adeguata, ovviamente). Penso che la violenza non sia un male da sradicare come la peste, ma che sia come la flora batterica: vive in noi e, nelle giuste dosi, è indispensabile alla vita. Penso che a volte le mie gatte abbiano molto da insegnarmi, persino quella psicotica. Credo fermamente che la madre delle caverne fosse una buona madre anche se sgozzava galline davanti agli occhi dei suoi figli e insegnava loro a cavare le lumache dal guscio. Ma credo anche che, se la vita moderna ci fornisce qualche comodità tipo passeggino, non sia il caso di rinunciarci per traformarsi in marsupiali permanenti.
In definitiva, non sono una mamma tutta amore e sensibilità.

Però c'è una parte di me che si imbufalisce quando sente usare la parola "vizio" e "capriccio" applicata ai bambini. Soprattutto se applicata a bambini al di sotto dei 3 anni. Soprattutto se associata a "buoni consigli" del tutto avulsi dal contesto del bambino giudicato.
Esempio: mamma su blog collettivo di mamme ha un problema di sonno con la sua bambina di neanche un anno, che ha appena cominciato l'asilo ed è stata definitivamente svezzata dal seno. Dice che la bambina si sveglia spesso e che lei deve alzarsi. Dice pure che, mentre alcuni disturbi (tipo pancia e naso) non vengono sedati dal lettone, tutti gli altri sì. Insorge subito una buona comare che le dice di aver visto bambini nel lettone fino a 12 anni, quindi non le venga in mente di cedere sul lettone, se son capricci prima o poi smetterà.
Ecco, questo per me significa non aver capito nulla dei nostri figli. Che sono bambini, ovvero piccoli animaletti a cui chiediamo cose enormi senza renderci conto della fatica che fanno per compiacerci ed essere bambini "autonomi". E che, se cercano di stare tra le nostre braccia, è perché sono felici di stare con noi, perché ci amano.
Quando i miei bambini erano appena nati, molti mi chiedevano se erano "bravi". Io rispondevo sì (in effetti erano e sono angeli), ma mi scocciava l'implicita affermazione per cui un bambino che piange per fame o per altri disturbi debba essere "cattivo": lui non fa altro che comunicarmi un suo bisogno nell'unico modo che la natura gli ha fornito.
Vado oltre: spesso (non so se per adulazione o convinzione), mi dicono che i miei figli sono così "bravi" (ancora!) perché noi siamo sereni. E allora mi viene da dire: siatelo anche voi, mica è una dotazione genetica. Lavorate su voi stessi, invece di accusare i vostri bambini. Godeteveli e coccolateli, invece di addestrarli.
Perché di addestramento si tratta, non di educazione. L'educazione ha a che fare con il rispetto di sé e degli altri e con la conoscenza, non con la capacità di fare qualcosa di cui non vediamo il fine. L'educazione ha a che fare con l'esempio, che vale più di mille parole. E chi scegliamo di prendere ad esempio? Le persone che amiamo e stimiamo di più, ovvero i nostri genitori.
Gli stessi genitori che hanno tante esigenze nei nostri confronti, spesso imperiose: mangia, dormi da solo, non svegliarti di notte, fa' la pipì nel vasino, mettiti in fretta le scarpe ché siamo in ritardo, smetti di giocare perché dobbiamo andare via, non divincolarti quando ti lego in macchina, non fare rumore, taci ché il papà mi sta dicendo una cosa importante...
Siccome non sono senza peccato, anch'io mi metto nel novero degli "esigenti". Però con la consapevolezza di chiedere tanto, e di sapere che ogni tanto metto in crisi i miei figli. Crisi che si risolvono spiegando e comprendendo, con tanta pazienza e soprattutto alla pari. Ma non c'è parità laddove si usano parole come "vizio" e "capriccio", che già implicano un giudizio negativo.
Ripeto: non faccio la santa. Ma proprio perché so di non esserlo è giusto che conceda un margine di errore anche a chi a che fare con me, anche se mi sono appena arrabbiata perché hai rovesciato il latte o tu ti sei impuntata perché non volevi fare la pipì appena alzata. Ora siamo entrambe arrabbiate, poi ci calmeremo. Io ti dirò che sei distratta invece di insultarti e tu mi spiegherai perché non vuoi fare la pipì appena alzata.
Non ci abbracceremo come in un film. Ma ci stimeremo reciprocamente, che, come diceva il puffo Quattrocchi, è meglio.

3 commenti:

  1. è meglio, senz'altro.
    mi piace questa distinzione tra educazione e addstramento. l'educazione è quando il bambino ha introiettato dei modelli di comportamento dentro di sé e l'ha fatto non per compiacere qualcuno ma per stare meglio lui, perché ha trovato un equilibrio.
    lo dico da mamma che ha avuto a che fare con un bambino che quando si impuntava era capace di sbattere la testa sul muro o per terra per imporre la propria volontà.
    io avrei voluto scappare, o regalarlo a qualcuno.
    poi a poco a poco sono cresciuta, e lui con me.
    ora si impunta, ma a volte mi impunto anch'io
    le sue lacrime non mi mettono in crisi. sono da consolare, da ignorare o rimproverare, a seconda dei casi
    e sopravviviamo

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  2. Che bel post.
    Condivido pienamente il fatto che a volte adulti e bambini parlano linguaggi (non mi riferisco a quelli verbali) diversi, troppo complicato quello dei primi per i secondi. Condivido il dissenso sui capricci. A volte penso che l'intransigenza di alcuni adulti nasca dalla paura.

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  3. Tutto.Tutto. Tutto. Condivido tutto, ma tu lo dici proprio tanto bene. Grazie per avermi dato le parole.

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